Quel che NON ho letto ieri in piazza non è che uno stralcio dalla premessa a “Gli ultimi giorni dell’umanità”, di Karl Kraus.
Dedicato, con sincera rabbia preventiva, a tutti coloro che, soprattutto da “sinistra” tra pochi giorni pronunceranno commossi discorsi in ricordo dei caduti partigiani, contro il fascismo. Sono quelli che si addolorano perché “c’è stata la guerra” ma che oggi ne preparano un’altra investendo miliardi in armi, e che sostengono (anche “solo” con il silenzio”) la più brutale delle stragi, quella che sta compiendo Israele.
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“Perché al di sopra di tutta la vergogna della guerra sta quella degli uomini di non volerne più nulla sapere, accettando che ci sia, ma non che ci sia stata. A quelli che l’hanno vissuta essa è sopravvissuta e se anche le maschere durano oltre le Ceneri, tuttavia l’uno non vuole sentire parlare dell’altro. Com’è profondamente comprensibile il disincanto di un’epoca la quale, mai capace di vivere qualcosa e di rappresentarlo, non è scossa neppure dal proprio crollo, ha idea dell’espiazione tanto poco quanto dell’atto, e tuttavia ha abbastanza spirito di autoconservazione da tapparsi le orecchie davanti al fonografo delle proprie melodie eroiche, e abbastanza spirito di sacrificio da tornare all’occasione a intonarle. Perché che ci sarà la guerra appare meno inconcepibile che a ogni altro proprio a coloro cui lo slogan «C’è la guerra» ha permesso e coperto ogni vergogna, mentre il monito «C’è stata la guerra!» disturba il ben meritato riposo dei superstiti. Si sono illusi di conquistare il mercato internazionale – lo scopo per il quale sono nati – con un’armatura da cavaliere: ora devono accontentarsi di un affare ben peggiore: venderla al mercato delle pulci. In questo clima si provi a parlar loro di guerra! E c’è da temere che anche un futuro generato dai lombi di un presente così selvaggio, nonostante la maggior distanza, sia privo di una maggior forza di comprensione. Malgrado ciò, una confessione così totale della colpa di appartenere a questa umanità dev’essere bene accetta da qualche parte e prima o poi di qualche utilità. E «poiché ancora son gli spiriti in tumulto», per il supremo giudizio sopra le macerie sia invocato il messaggio di Orazio al rinnovatore:
Fate che al mondo ancora ignaro io dica
tutto ciò come accadde: e così udrete
azioni sanguinose e innaturali,
e casuali giudizi e un cieco uccidere:
morti da forza e astuzia provocate
e piani che, falliti, poi ricaddero
su chi li escogitò: io tutto questo
in verità posso narrare.”
Karl Kraus. “Gli ultimi giorni dell’umanità”, 1922