«“Se la patria chiama …” (ditele che ripassi)»
era un “Giornale Antimilitarista”.
Pubblicato dal 1971 al 1974, ha rappresentato la principale voce del movimento antimilitarista in quegli anni.
È in quel periodo (non va dimenticato) che l’Italia ha visto accrescersi esponenzialmente l’azione e la cultura nonviolenta, antimilitarista o anche semplicemente “pacifista”.
Quel periodo di lotte, infatti, ha portato in pochi anni al riconoscimento del diritto all’Obiezione di Coscienza (quella vera, non la mistificazione antiabortista di tanti medici attuale) e del “Servizio Civile”, alternativo a quello militare.
Lotte nonviolente, inoltre, che furono affiancate anche da altrettanto numerose e importanti azioni all’interno delle caserme, per il miglioramento delle condizioni di vita dei soldati di leva (prime fra tutte quelle messe in atto dai “Proletari in Divisa”) e per accrescere la loro consapevolezza di classe.
È certo che le azioni di quegli anni hanno permesso a quasi ottocentomila giovani di sottrarsi al criminale insegnamento dell’assassinio, perpetrato dalla “naja”, e che hanno fatto capire a un’ampia parte dei cittadini che la “sacra” difesa della patria, indicata in Costituzione, non coincide con la difesa militare armata, ma con la difesa dei diritti e la solidarietà con i bisognosi e gli oppressi.
È vero, però, che esiste ancora oggi un largo strato della popolazione che pratica l’odio, la disuguaglianza, la rapina e l’oppressione e che è favorevole ad imporli con l’uso delle armi.
Molta strada abbiamo ancora da fare, prima di raggiungere una “civiltà” vagamente egualitaria, fraterna e libera.
Anche per questo, non solo per documentazione storica, abbiamo deciso di ripubblicare on-line l’archivio di quelle poche, ma significative, pagine che sono state scritte su “Se la patria chiama …”.
Qui potete leggere tutti gli articoli e/o scaricare intere copie della rivista in formato PDF.
Tutto il materiale è offerto liberamente e altrettanto liberamente può essere riutilizzato in altri contesti o progetti, senza diritti commerciali e/o di “copyright”. Si richiede, però, la cortese citazione della fonte ( www.selapatriachiama.org ).
Una breve storia del giornale è disponibile qui.
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